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Come inviare un sollecito di pagamento: il recupero dei crediti



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Il sollecito di pagamento è il primo passo da effettuare per il recupero di un credito.

Si ricorre all’invio di un sollecito di pagamento ogni qual volta il creditore, intende ricordare al debitore il proprio obbligo di pagamento prima di agire per via legali (una causa ordinaria, decreto ingiuntivo, ecc.).

Per legge le fatture devono essere pagate da un cliente, che acquista un determinato bene o servizio, entro una certa scadenza, in base al tipo di prodotto o servizio acquistato, o ulteriori disposizioni e accordi.

Se questo non avviene, quindi il credito rimane non saldato, è possibile per il lavoratore autonomo o per l’impresa agire per inviare un sollecito di pagamento, e richiedere il saldo del debito.

Una lettera con un sollecito di pagamento è una richiesta con cui il creditore ricorda al debitore l’obbligo del pagamento di un debito (già scaduto) invitandolo ad adempiere. Il tono della lettera è collaborativo.

Tuttavia se ancora questo pagamento non avviene, si può anche optare per le vie legali, inviando prima una comunicazione ufficiale e successivamente, anche ricorrere ad un avvocato o ad un giudice.

Quando scade il pagamento di una fattura

Bisogna prendere in considerazione prima di tutto come funzionano i termini per il pagamento di una fattura, secondo la normativa italiana. Generalmente, se vi è in attivo un contratto tra due soggetti, il cliente deve provvedere al pagamento della fattura sulla base delle tempistiche indicate dal contratto.

Questo può essere valido nel caso per esempio di un contratto di collaborazione tra un’azienda e un lavoratore freelance con Partita Iva, ma anche in base agli accordi presi tra azienda e fornitori, o per altri casi specifici. Il mancato pagamento entro i termini stabiliti può comportare diverse conseguenze, soprattutto perché vi è un contratto tra le parti che attesta esattamente quali sono termini e modalità di pagamento.

Ma cosa accade se non è previsto un contratto di questo tipo? Generalmente, sia con un contratto che senza contratto, le tempistiche previste per il saldo di una fattura si aggirano intorno ai 30 giorni, che possono anche diventare 60 in particolari casi.

In alcuni casi invece il cliente o acquirente deve pagare subito ciò che ha acquistato, che si tratti di un bene o di un servizio, all’azienda che lo eroga. Secondo le norme italiane queste scadenze vanno rispettate anche se l’accordo è solamente di tipo verbale, ovvero non è presente un contratto scritto. Tuttavia in fattura è possibile indicare al momento dell’emissione qual è il termine per il pagamento.

Lettera di sollecito di pagamento

Quando una fattura non viene saldata entro i termini stabiliti, può essere necessario inviare un sollecito per richiedere il pagamento. Si può procedere prima a voce, tramite canali di comunicazione tradizionali, tuttavia per rendere il messaggio più ufficiale è possibile scrivere una lettera di sollecito di pagamento.

Generalmente, trattandosi ancora di una comunicazione bonaria, non è necessario inserire in questa lettera una data di scadenza dei termini per provvedere al pagamento del debito. Ecco quali informazioni o caratteristiche non possono mancare in una lettera di questo tipo:

  • L’invio ufficiale tramite raccomandata o posta elettronica certificata PEC;
  • L’indicazione dell’importo da pagare;
  • Il riferimento preciso alla fattura che non è stata saldata;
  • I soggetti coinvolti;
  • L’eventuale contratto in essere tra le parti;
  • La data della fattura di riferimento e dell’invio della lettera;
  • La firma del creditore;
  • Modalità di pagamento (ad esempio l’IBAN).

Dal punto di vista giuridico il sollecito di pagamento ha gli stessi effetti della diffida se viene inviata con raccomandata A.R. o con posta elettronica certificata (PEC), e indichi espressamente l’importo da pagare e la specifica fonte di tale obbligo.

Va ricordato che questo genere di comunicazione dal punto di vista giudiziario ha un valore legale, per cui se si passerà ad una causa giudiziaria o ad un decreto ingiuntivo, possono essere calcolati gli interessi di mora a partire dal momento in cui è stata inviata la lettera di sollecito.

Inoltre, inviando questo tipo di comunicazione, i termini per un’eventuale prescrizione si interrompono, ricominciando il calcolo del periodo dal momento dell’invio della lettera. Per un soggetto che non ha ricevuto il pagamento di una fattura, procedere in questo modo garantisce quindi una certa quantità di tutele nel caso in cui ancora una volta il soggetto in debito non saldi la fattura. Risulta quindi importante conservare questa documentazione, che attesta l’invio di una comunicazione di sollecito.

Serve un avvocato per inviare la comunicazione?

Anche se generalmente si pensa che potrebbe servire un avvocato per inviare questo tipo di comunicazione, non è così. La valenza legale della comunicazione sussiste sia se si ricorre ad un avvocato per farsi assistere nell’invio della lettera di sollecito, sia se si proceda in modo autonomo.

Tuttavia inviare una lettera tramite uno studio legale può essere più vantaggioso in termini di ufficialità, e può portare il soggetto a debito a saldare con maggiore rapidità la somma dovuta. Va ricordato comunque che per essere ufficiale una comunicazione deve passare attraverso una raccomandata oppure una lettera tramite PEC, altrimenti si può parlare solo di richiesta bonaria.

Se la comunicazione di sollecito non basta

Se la prima comunicazione tramite lettera non basta, è possibile agire in diversi modi. Si può per esempio scegliere di inviare una seconda lettera di sollecito, simile alla prima, ma in cui si dichiara la volontà di procedere con le vie legali successive nel caso di mancato saldo del debito.

Si può parlare quindi di seconda lettera di sollecito, ma anche di terza lettera. Se ancora il debito non viene saldato, è possibile a questo punto rivolgersi ad un avvocato o ad uno specialista di recupero dei crediti.

Successivamente, si passa al decreto ingiuntivo: la procedura permette di fare richiesta direttamente ad un giudice, presentando tutti i documenti che attestano la sussistenza del debito non saldato. Se l’importo del debito supera i 1.100 euro, è necessario chiedere il supporto di un avvocato.

Bisogna sapere che il mancato pagamento di una fattura già di per sé garantisce il diritto di recuperare il credito, perché è una prova concreta del debito. Tramite ingiunzione di pagamento, si obbliga il soggetto a versare l’importo dovuto entro un periodo piuttosto breve, di 40 giorni. Il soggetto che riceve questa ingiunzione può comunque difendersi se non ritiene di dover pagare la somma.

Quali sono i termini di prescrizione

Va ricordato che, se il soggetto coinvolto non agisce per recuperare le somme spettanti entro certi termini, è possibile che questo diritto cada in prescrizione. Nello specifico esistono dei termini di cui tenere conto quando si parla di fatture non pagate:

  • 10 anni nel caso di contratti terminati con aziende;
  • 3 anni per fatture di professionisti come medici, avvocati, notai e così via;
  • 5 anni per pagamenti a saldo periodico, come le bollette.

Tenendo presente che una lettera di diffida garantisce il ricalcolo di questo periodo partendo da zero, l’interessato deve comunque valutare quando procedere, per evitare che i termini per poter richiedere il pagamento vadano in prescrizione.

L'atto di pignoramento dei beni

Se, arrivati a questo punto, ancora il soggetto a debito non corrisponde le somme dovute, è possibile agire con un atto di pignoramento, per cui tramite Anagrafe Tributaria è possibile valutare quali sono i beni posseduti dal soggetto che si trova in una situazione di debito.

A questo punto è necessario, garantendo ancora un periodo di 10 giorni di tempo per il saldo del pagamento, avvertire il soggetto che sarà effettuata un’azione forzata. Questa soluzione si utilizza come ultimo passaggio, e soprattutto se le cifre del debito sono piuttosto elevate.

Il creditore può decidere se procedere con un pignoramento di diverso tipo: presso terzi, mobiliare, immobiliare e così via. Questa soluzione è applicata se anche il decreto ingiuntivo non viene rispettato dal debitore, e si vanno a colpire i beni a lui intestati.



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